Grotta della Zinzulusa

Viaggio tra acque limpide, storia e geologia

Località:Castro (LE)

Appassionati di mare ed escursioni? Se vi trovate sulla litoranea Otranto - Santa Maria di Leuca non potete perdervi le Grotte della Zinzulusa. Si tratta di uno dei più importanti fenomeni carsici della Puglia, originaria del periodo del Pleistocene, che si apre su una scogliera a picco sul mare nei pressi di Castro Marina. Gli "Zinzuli", nel dialetto locale, sono gli stracci e la somiglianza con le numerose stalattiti ha dato il nome alla grotta.  L'interno della grotta è visitabile in diversi momenti dell'anno, l'estate è, ovviamente, il momento di maggior affluenza e potrete approfittarne per fermarvi in una caletta vicina a fare il bagno; se invece vi trovate in zona nel periodo natalizio (eh sì, il Salento può essere anche una meta invernale ;)) potrete assistere al Presepe che viene allestito all'interno. Uno spettacolo davvero unico.

Potete accedere alla grotta via mare, con molti delle piccole imbarcazioni private, o via terra pagando un biglietto di ingresso di 6 €. La visita riguarda i primi 150metri di grotta, mentre un ramo di recente scoperta è zona biologica protetta e quindi inaccessibile ai turisti.   

La Grotta. Se avete deciso di avventurarvi nella Zinzulusa vi consigliamo, oltre agli occhiali da sole, la crema protettiva e un cappellino (soprattutto in estate e se raggiungete il luogo via barca), di dotarvi di macchine fotografiche o di action camera che resistano all'acqua (non si sa mai), in questo modo potrete portare sempre con voi un ricordo della vostra visita in questo luogo unico.   

La visita tocca grotta si articola in tre parti:

All'ingresso percorrerete il lungo "corridoio dell meraviglie", dove potrete vedere gli intrecci formatisi nei secoli tra stalattiti e stalagmiti, che hanno forme e colori unici e la conformazione della volta che è stata modificata da diversi crolli. Si arriva, quindi a "La Conca", un laghetto profondo 7 metri, in cui l'acqua salata del mare si incontra con quella dolce delle sorgenti che si nascondono dietro le rocce. 

Arriviamo  al "Duomo" (o cripta), area che risale al Cretacico; in questa zona la roccia si presenta meno compatta e sulle pareti, alte 25 metri, sono più visibili gli effetti dell'erosione delle acque, qui diminuisce la densità di stalattiti e stalagmiti.

Terza, e ultima area, visitabile della grotta, è il "Cocito", un lago di natura anchialina caratterizzato da una stratificazione delle acque: in superficie sono fredde e dolci e sul fondo calde e salmastre. 

Si chiude qui l'area visitabile della Zinzulusa, che si estende anche all'interno in una riserva biologica ricca di diverse varietà di sedimenti, stalattiti, stalagmiti. L'isolamento dall'esterno ha permesso lo sviluppo di una fauna ricca dalla biodiversità straordinaria, soprattutto in considerazione delle dimensioni della grotta, dove è possibile trovare forme di vite uniche, come una spugna che cresce in uno dei canali sommersi, in un ambiente del tutto anomalo per questa specie.

Inoltre sono presenti ulteriori bacini interamente sommersi, esplorati fino a 250 metri dall'ingresso.

La storia della Zinzulusa

Come per molte delle bellezze naturali del nostro paese anche a questa grotta è legata una leggenda. Secondo un racconto popolare a Castro viveva un barone ricco e avaro, impegnato più ad accumulare potere e possedimenti che a occuparsi della figlia. Dopo aver fatto morire di dolore la moglie, costringeva la giovane a vivere di stenti e vestita di stracci. Un giorno la ragazza venne soccorsa da una fata buona che scaraventò il padre nella grotta che si apre sulla costa di Castro, lì dove l'uomo era affogato scaturirono delle acque infernali (il laghetto Cocito), I gamberetti che vivevano nella grotta, testimoni dell'evento, persero per sempre la vista (si tratta della Typhlocaris salentina); la vita della figlia cambiò: venne promessa in sposa a un principe e, regalatole un vestito nuovo, la fata affidò i vecchi stracci di cui era vestita al vento. I brandelli dell'abito andarono a finire nella grotta e qui si pietrificarono. Da qui la denominazione della grotta.
Secondo un'altra teoria il nome deriva dall'albero del giuggiolo, che un tempo era molto diffuso in questa area geografica e che, in lingua arabo-greca, viene chiamato "zinzinusa". Una versione sicuramente molto più prosaica e meno romantica.    Questa versione trova fondamento nel carteggio del 1793 tra il Vescovo Antonio Francesco del Duca e Ferdinando IV di Borbone, in queste lettere il Monsignore annuncia la scoperta della grotta "della Zinzanusa" e degli incredibili reperti storici al suo interno, tra le altre cose Del Duca ipotizza che qui fosse ospitato l’antico tempio di Minerva costruito da Idomeneo. Ma la grotta dovette aspettare il 1950 perché gli studiosi si interessassero a lei e dal 1957 è aperta al pubblico.    All'interno sono stati trovati numerosi resti e manufatti risalenti a diverse ere: neolitico, paleolitico e di epoca romana; oggetti come lame, manufatti in osso, selce ed ossidiana, cocci di ceramica fanno pensare che la grotta sia stata regolarmente frequentata dall'uomo.    Nel 1968, all'interno della Zinzulusa vennero girate alcune scene del film "Nostra Signora dei Turchi" di Carmelo Bene.   Infine, secondo studi recenti Castro, e la Zinzulusa, sarebbe il primo approdo in Italia di Enea (III Libro de l'Eneide). Che ne dite, non vale la pena di programmare una visita? 

 Foto di Fabio Gismondi (https://www.flickr.com/photos/fabiogis50/3069110010/)